Scorcio del teatro greco-romano di Locri RC Foto di Antonella Scarfì |
Testo di Daniela Ferraro
Tra la metà del sec.VII a.C e l’inizio del VI a.C gli antichi abitanti della Grecia davano impulso a quella che si suole definire “ la seconda espansione coloniale”. E’ proprio in tale ambito che nel VII secolo a.C., sotto la guida dell’ecista Evante, partiva per mare una spedizione composta da Locresi della Opunzia (o Locride orientale) e della Locride Ozolia, situata sulla costa settentrionale del golfo di Corinto.
Una delle statue dei Dioscuri esposte al museo di Reggio.
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Attraversato il mar Ionio, la spedizione toccò terra sulla costa orientale dell’attuale Calabria presso un promontorio che, per essere situato nella direzione del vento dell’ovest o Zefiro, fu battezzato “Capo Zefirio”. Tuttora, nonostante il suo nome attuale sia Capo Bruzzano, molta gente del luogo lo indica ancora col vecchio nome greco. Questo primo insediamento non fu definitivo: dopo tre o quattro anni, infatti, i coloni si spostarono più a nord alla ricerca di un territorio più fertile e ospitale trovandolo, alfine, tra le fiumare di Portigliola e di Gerace. Correva, secondo la cronologia di Eusebio, l’anno 673 a.C.
Tempio di Marasà-Foto di Daniela Ferraro |
Abitavano già da tempo questa terra i Siculi, popolo indo-europeo con il quale, da diversi anni, i Greci intrattenevano rapporti commerciali. Polibio racconta lo stratagemma usato dai Locresi per sottomettere gli indigeni:” Si raccontava che, quando i Locresi ebbero vinto i Siculi del luogo, essi vennero accolti dagli indigeni atterriti a patto che promettessero di occupare assieme la regione finchè avessero camminato su quella terra e avessero portato la testa sulle spalle. Ma i Locresi pronunciarono il giuramento dopo aver cosparso di terra la suola interna delle loro scarpe e aver posto, ben nascosti nelle loro spalle, dei capi d’aglio. Poco dopo essi tolsero la terra dalle scarpe, gettarono via i capi d’aglio, attaccarono nuovamente i Siculi e li cacciarono dal loro territorio.” Nasceva, così, la nuova Locri, detta Epizefiri (Epizephiri) perché situata nei pressi del promontorio Zefirio.
Area archeologica |
Retta per lungo tempo da un governo oligarchico (quello delle Cento Case) e guidata dalla mirabile legislazione di Zaleuco, Locri divenne poi, solo nel IV secolo a.C, uno stato democratico. Fiorente ed illustre centro di commercio e cultura, già tra il VII e il VI secoloa promosse la fondazione di sub-colonie.C. quali Medma (nei pressi dell’attuale Rosarno) ed Hipponion (oggi Vibo Valentia) che acquisirono, in breve tempo, ricchezza e potenza così da eguagliare, quasi, la madre-patria. La vittoria riportata sui Crotoniati sul fiume Sagra, nel corso del VI secolo e l’alleanza con Dionigi di Siracusa (che fece dono a Locri di Caulonia) portarono la città all’apogeo della potenza politico-militare. Sempre in alleanza con Siracusa, la città avrebbe ridotto in proprio potere anche la stessa Messina. Troviamo ancora i Locresi come amici ed alleati dei Romani nella guerra contro Pirro, prima e contro Annibale, poi; senonché i continui episodi di defezione, seguiti a logoranti contrasti interni, testimoniano (già alla fine del III sec. a. C.) , la progressiva disgregazione del suo tessuto sociale e politico. Le ultime reliquie della città, sconvolta sempre da lotte intestine e dai continui contrasti con i Bruzi, venivano distrutte dagli Arabi nel 915 d. C. Negli anni quaranta del 1800 , poco distante dall’antica ubicazione, essa rinasceva con il nome di Gerace Marina. Ma gli antichi fasti erano solo, ormai, un ricordo lontano.
Daniela Ferraro.
(Questa è l'introduzione generale agli scritti sulla storia di Locri di Daniela Ferraro)
Alcune foto sono state tratte dal web
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