martedì 29 marzo 2016

Il mistero della Persefone di Locri. Una meraviglia dell'antichità che ci è stata.... "Rapinata".

La meravigliosa Statua della Persefone, Dal 1915 si trova in Germania, attualmente è esposta all' Altes Museum di Berlino  
La Persefone, la Dea in Trono di Locri è una statua in marmo del V-IV sec a.C. Una meraviglia dell'antichità che dal 1915 si trova in Germania, il governo tedesco per averla, sborsò allora un milione di marchi(secondo alcune stime, 150 milioni di Euro di oggi). La statua secondo moltissime fonti scientifiche e testimoniali, apparteneva alla antica Polis di Locri e fu proprio qui, che nel 1905 la statua venne rinvenuta da Giuseppe Giovinazzo, un contadino del luogo che fu obbligato al silenzio e solo 60 anni dopo potette riferire la verità. Successivamente la statua nel 1911 venne ritrovata a Taranto (che a sua volta ne rivendica la paternità), e poi attraverso vari passaggi nel 1915 approdò definitivamente in Germania. Occorre ricordare che la devozione alla dea Persefone era particolarmente avvertita nella polis di Locri Epizefiri e lo dimostrano anche i meravigliosi Pinakes (quadretti votivi in terracotta, legno dipinto, marmo o bronzo tipici dell'antica Grecia), che in Magna Grecia furono prodotti tra il 490 e il 450 a.C. quasi tutti a Locri, molti di questi sono appunto dedicati alla Persefone, l'intera collezione è esposta al Museo Nazionale di Reggio Calabria. Secondo molti, in questi cento anni poco si è fatto per cercare di riportare " la Dea in Trono" in Calabria, in Germania era ed in Germania è rimasta.
 Addirittura, Taranto ha ottenuto dai tedeschi una copia della Persefone, realizzata con sofisticate apparecchiature laser, che a quanto pare nei prossimi mesi sarà esposta nelle sale  del museo di Taranto, come dire, oltre al danno,  la beffa, perchè non solo non ci è stata restituita, ma questa operazione di fatto, equivale ad un ulteriore riconoscimento (errato) della "paternità" di Taranto sulla Persofene. Ci chiediamo dove erano le autorità politiche (ma non solo), calabresi mentre si compiva questo misfatto.

Su questa storia, nei decenni scorsi, si è scritto molto. Vi proponiamo un estratto di un post del sito locriantica sulla storia del trafugamento,  ma  iniziamo segnalandovi  una interessante e recentissima  pubblicazione : "Sulle tracce di Persefone, due volte rapita" Un libro-inchiesta scritto da Giuseppe F. Macrì, edito da Laruffa. Qui di seguito riportiamo ne riportiamo la descrizione :

Nel 1914, ad appena un mese dallo scoppio della Grande Guerra, fu esposto a Parigi, in una galleria privata, un capolavoro assoluto dell'arte antica, che a causa della mancanza delle mani, che sicuramente dovevano recare attributi atti ad identificarne con assoluta certezza la divinità destinataria del culto, fu denominata la Dea in trono” (Thronende Göttingen).
A conflitto bellico ampiamente in corso, la statua fu rocambolescamente acquisita dal Museo Pergamon di Berlino, dove fu esposta per la prima volta esattamente cento anni fa, il 15 dicembre del 1915.
Il successo e l'ammirazione per il capolavoro furono clamorosi, ma, allo stesso tempo, proprio l'incerta identificazione e le modalità di acquisizione, scatenarono una vera e propria ridda di ipotesi sulla sua origine, tuttora contesa fra gli epigoni delle antiche colonie Magnogreche di Taranto e Locri Epizephyrii.
L'inchiesta qui illustrata tenta di fare ordine nell'ingarbugliatissima vicenda, che vede addirittura profilarsi sullo sfondo possibili intrighi internazionali ed attività di spionaggio bellico, prima, e incredibili inefficienze nell'azione di recupero da parte dello Stato italiano, poi. 

 Essa si sviluppa lungo tre direttrici: le fasi finali del trafugamento, con l'acquisizione da parte del prestigioso museo tedesco, e le responsabilità delle autorità italiane, tanto nella mancata vigilanza quanto nell'impalpabilità delle azioni di recupero legale; l'analisi approfondita delle circostanze probatorie che per oltre 80 anni hanno ”ufficialmente” stabilito in Taranto la sede di provenienza del capolavoro; un riesame minuzioso sia delle prove note che di quelle trascurate o sconosciute, che disegnano uno scenario dal quale emergono fondate motivazioni che legano, al contrario, al territorio dell'antica colonia magnogreca di Locri la più probabile origine del simulacro. 


 L'analisi, che si sviluppa come una avvincente narrazione, è però condotta con rigore storico, grazie ad un corposo apparato documentario e di testimonianze, dirette ed indirette, di non facile reperimento, alla luce dei pesanti ostacoli opposti tanto dal tempo trascorso dall'epoca dei fatti, quanto della reticenza di personaggi ed istituzioni più o meno direttamente coinvolti"
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Il libro è reperibile nelle librerie oppure  on line presso l'editore


Qui invece potete leggere un estratto di un post del sito locriantica sulla storia del trafugamento.



>La statua, il 16 dicembre del 1915, venne esposta nel Museo Reale di Berlino; gli studiosi tedeschi, tra i quali il già citato Pick, ipotizzarono subito un'origine Locrese. Ma come era giunta in Germania? Fino al 1921 la vicenda restò avvolta nel mistero e nel silenzio; in quell’anno, però, il prof. V. Casagrandi pubblicò un libro-denuncia nel quale, dopo aver minuziosamente descritto il trafugamento della statua, invitava le forze culturali calabresi a rivendicare l’opera. Con la pubblicazione di tale libro si incominciarono a delineare i contorni della vicenda che ebbe inizio nel 1905 (tale data si conosce grazie ad una testimonianza risalente al 1966; era quindi ignorata dal Casagrandi, il quale riteneva che la statua fosse stata rinvenuta nel 1911 e subito venduta – Questo particolare, a prima vista di poco conto, è invece di estrema importanza, come vedremo in seguito, e probabilmente ha influito in maniera decisiva sulla travagliata storia della Persefone). In quell’anno, durante i lavori di scasso di una vigna di proprietà della famiglia Scannapieco, venne alla luce la statua. Vincenzo Scannapieco, titolare del fondo, la fece nascondere in un frantoio, aspettando il momento propizio per venderla al miglior offerente, e lì la statua rimase fino al 1911, anno in cui si fece avanti un compratore tedesco che concluse l’affare. Il prezioso reperto venne, quindi, in un primo tempo, portato a Gioiosa Marina dove, grazie ad un fondale adatto, venne imbarcato su una nave con destinazione Taranto. Qui venne nascosta nei pressi dell’Arsenale in attesa di essere imbarcata per la Germania.
Alcuni degli stupendi Pinakes ritrovati a Locri. L'intera collezione si può ammirare al Museo Nazionale di Reggio Calabria
 Persefone e Ade seduti sul trono (V secolo a.C.).


Pinax di Persefone che apre il "Likon Mystikon"

Pinax di Eros, Ermes e Afrodite

Pinax di un uomo con cavallo

Ma le cose non andarono come stabilito in quanto la statua venne scoperta da alcuni sterratori che, non immaginando nemmeno di avere tra le mani un vero e proprio tesoro, la vendettero per un tozzo di pane al marchese F. De Maldè che la fece trasportare ad Eboli dove venne studiata attentamente dal noto antiquario palermitano Virzì. Alcuni anni dopo la statua venne denunciata alla dogana come “statua da giardino barocca” e fini nelle mani dell’antiquario bavarese Hirsh, il quale la espose a Parigi nel 1914. Quell’anno, come sappiamo, scoppiò la prima guerra mondiale, ed il governo francese confiscò la statua, in quanto appartenente ad una persona di nazionalità tedesca e quindi nemica. A questo punto l’Hirsh cercò, come ultimo disperato tentativo per non perdere la statua, di far intercedere per lui presso le autorità francesi il suo amico Virzì, l’antiquario palermitano già citato in precedenza. Questi, forte anche della sua cariche istituzionali (era Console in una repubblica del Sud America) e del fatto che la Francia in quel periodo travagliato voleva che i rapporti con l’Italia rimanessero più che buoni, riuscì, affermando di essere il legittimo proprietario della statua, a far dissequestrare l’opera. L’opera, però, non tornò mai in Italia; dalla Francia passò in Svizzera e qui l’Hirsh, tornatone in possesso, la offrì al Governo tedesco in cambio di un milione di marchi (una cifra enorme per l’epoca, siamo nel 1915). Nonostante la cifra però, il Governo tedesco raccolse in brevissimo tempo il denaro (anche attraverso una sottoscrizione pubblica) e lo stesso imperatore versò circa mezzo milione di marchi per la statua. Finalmente il cerchio si chiude, la statua (che, come sottolineato dal Casagrandi, venne inventariata come “Persefone in trono da Locri”) trova dimora definitiva presso il Museo Reale di Berlino ed all’Italia, alla Magna Grecia, non resta nulla se non le polemiche.> Per maggiori informazioni vai qui